Dalla tela alla musica: come gli strumenti antichi rivivono grazie alla pittura

Grazie alle rappresentazioni in affreschi e dipinti l'associazione "Arte e musica nelle terre del Perugino" riporta alla luce tesori perduti
Da un flauto rarissimo a un violino costruito con dei fiammiferi: nella collezione anche pezzi del '700

Circa 200 strumenti musicali antichi, realizzati tra il primo Settecento e gli anni ‘30 del secolo scorso. È la collezione storica curata dall’associazione “Arte e musica nelle terre del Perugino” insieme alla fondazione Collezione Daniele Bernardini. Un piccolo-grande patrimonio che attualmente è conservato negli spazi dell’antica chiesa di San Benedetto dei condotti nel rione Sant’Angelo di Perugia e che può rivivere grazie ai dipinti dei grandi maestri umbri. Studiando le pitture medievali e rinascimentali, gli esperti di musica antica sono in grado di ricostruire il suono degli strumenti antichi e riprodurre nel modo più fedele possibile melodie che sarebbero altrimenti perdute.

Pittura e musica – Ricostruire gli strumenti antichi originali a partire dai dipinti del Perugino o del Pinturicchio. Può sembrare una missione impossibile, ma è una delle attività che ha portato avanti l’associazione. «Le opere d’arte – spiega Daniele Bernardini – sono una preziosa fonte, grazie alla quale possiamo ricostruire gli strumenti, le taglie e i timbri del passato». Un’operazione filologica attenta, che ha permesso di “musicare” 18 opere conservate nella Galleria nazionale dell’Umbria, riproducendo il suono dei cartigli e degli strumenti dipinti. Tra le melodie che hanno ripreso vita, anche una lauda rappresentata nella pala di San Girolamo di Giovan Battista Caporali, conservata proprio nella Gnu. L’associazione ha anche realizzato il CD per la mostra su Pietro Vannucci ospitata dalla Galleria.

Tesori “da mercatino” – Arpe, fortipiano e pianoforti, flauti e violini. La collezione è ricca di strumenti di vario tipo e epoche, ma soprattutto di diverse storie che la rendono unica. Uno dei pezzi più rari è un flauto dolce del 1725 circa, con delle chiavi aggiunte nel corso del secolo successivo. Di questi strumenti esistono soltanto nove copie al mondo «e pensare racconta Daniele Bernardini, che è stato ritrovato a un classico mercatino delle pulci per caso da uno dei membri della nostra associazione».

Le storie – Altri strumenti, ora pezzi da museo, portano con sé storie di tutti i giorni, come il pianoforte del XVIII secolo che veniva utilizzato anche come un semplice tavolo da soggiorno. Sulle tavole erano stati persino incisi veloci appunti o conti. Più vicino a noi nel tempo, un violino degli anni ‘30 del Novecento. «È stato costruito – spiega Bernardini – interamente con fiammiferi che venivano accesi e spenti immediatamente e poi disposti nella forma del violino». Il costruttore era probabilmente un prigioniero del carcere di Perugia con la passione per la musica.



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admin

Nato a Roma il 18 maggio 2000. Laureato in Scienze politiche, triennale. Praticante alla Scuola di Giornalismo di Perugia