Combattere la violenza online per garantire la libertà di stampa alle giornaliste. Un tema sempre più rilevante al centro della tavola rotonda che al Festival internazionale del giornalismo ha coinvolto Rana Ayyub, opinionista del The Washington Post, la giornalista investigativa Patricia Devlin, la ricercatrice della Università si Sheffield Diana Maynard e Julia Posetti, direttrice di ICFJ. Quello che è emerso da una ricerca delle Nazioni Unite è che insulti, minacce e molestie sui social trovino poi un’evoluzione nella vita offline, traducendosi in aggressioni e attacchi che colpiscono in particolar modo le donne.
Lo studio – Uno studio ha messo in evidenza come nei confronti delle giornaliste si uniscano due diverse spinte di violenze: la misoginia e l’odio che colpisce tutti i professionisti dell’informazione considerati scomodi o che sono invisi a una parte politica. Si tratta di un fenomeno trasversale e che certamente non nasce con il web, ma sicuramente grazie alle nuove tecnologie evolve e trova nuove forme. A colpire è però come le minacce e gli attacchi in rete, che noi siamo abituati a considerare relegati allo schermo, si traducano in aggressioni fisiche.
Le storie – Rana Ayyub, giornalista indiana, è stata presa di mira dal governo di Nuova Delhi per le sue posizioni critiche pubblicate, tra gli altri, sul Washington Post. Trish Devlin è una giornalista d’inchiesta nordirlandese ed è vittima di minacce online nel Regno Unito. Dall’essere prese di mira durante le faccende di tutti i giorni, come fare la spesa nei supermercati, o minacce che dai social sono state trasportate nella vita reale, come i graffiti apparsi a Belfast che ritraevano Devlin con una pistola puntata alla tempia: in questi in casi il linguaggio crudo dello schermo si è riversato in violenze nella vita reale, travalicando i confini che esistono tra vita online e offline.
Le conseguenze – Oltre al rischio per l’incolumità fisica e per il benessere psicologico delle giornaliste, il proliferare di attacchi dentro e fuori la rete comporta anche un pericolo per la libertà di stampa in generale. Minacce di morte rivolte alle giornaliste o ai loro familiari vanno a inficiare libertà d’informare, specie sapendo che molti di questi casi rimangono impuniti. Questo si verifica in particolar modo in paesi in cui si vive in regimi autoritari, proprio lì dove il bisogno di informazione libera è più forte.