Fare il sommelier oggi non vuol dire solo degustare i vini, saperli selezionare, ma anche saper comunicare e valorizzare i prodotti. Nicola Sportoletti, perugino DOC, ha conseguito il titolo di sommelier nel 2004, diventando un esperto del settore vitivinicolo umbro.
Nicola, cosa significa essere sommelier ?
«E’ un ruolo chiave nella comunicazione e nella valorizzazione del prodotto. Il linguaggio utilizzato è fondamentale per avvicinare anche i meno esperti, evitando tecnicismi eccessivi che potrebbero allontanare i neofiti. Un aspetto cruciale è la capacità di trasmettere emozioni e sensazioni legate al gusto e all’olfatto in modo accessibile, contribuendo alla diffusione di una cultura del vino consapevole».
Come si costruisce una carta dei vini efficace?
«Oggi deve essere chiara, snella e ben strutturata, privilegiando i prodotti regionali e adattandosi alla cucina del ristorante. Deve comprendere una selezione equilibrata tra bollicine, bianchi, rossi e distillati, con suddivisioni per fasce di prezzo, evitando liste eccessivamente enciclopediche che rischiano di confondere il cliente».
Come si gestiscono le aspettative del cliente?
«Se il vino scelto non soddisfa, il sommelier ha il compito di proporre un’alternativa, magari offrendo un assaggio senza costi aggiuntivi. La possibilità di degustare al calice anche bottiglie pregiate, grazie a strumenti di conservazione con azoto, è una soluzione sempre più diffusa per rendere il vino di qualità accessibile a tutti».
Quali sono le tendenze del mercato del vino?
«Se da un lato i grandi vini di alta gamma, come Barolo, Brunello e Super Tuscan, mantengono un pubblico fedele, dall’altro i piccoli produttori faticano a emergere a causa della ridotta capacità di spesa dei consumatori. La tendenza attuale vede una crescita nella vendita di vini al bicchiere e di soluzioni più accessibili, senza compromettere la qualità».
Chi si occupa della gestione della cantina nei ristoranti?
«Nei ristoranti di alto livello è affidata al sommelier, supportato da strumenti digitali per monitorare le giacenze. Tuttavia, nelle realtà più piccole, spesso questa figura viene sacrificata per motivi economici, con il rischio di compromettere la qualità del servizio se il ristoratore non possiede competenze specifiche».
Quanto è importante l’abbinamento tra cibo e vino?
«È un altro aspetto fondamentale del lavoro di un sommelier. La scelta dipende dalla struttura del piatto: carni grasse richiedono vini rossi complessi, mentre piatti più delicati si sposano meglio con bianchi freschi o rosati. Accostamenti innovativi sono sempre possibili, ma devono basarsi su una profonda conoscenza delle caratteristiche organolettiche».
Qual è il ruolo dell’Umbria nel panorama vinicolo nazionale?
«La nostra regione si sta affermando come realtà emergente, con produzioni di eccellenza come l’Orvieto Classico e il Sangrantino. Tuttavia, quest’ultimo, per la sua complessità, necessiterebbe di una comunicazione più mirata per raggiungere un pubblico più ampio. Negli ultimi anni si è registrato un crescente interesse per la spumantistica e le tecniche di vinificazione naturali, con un occhio sempre più attento alla sostenibilità».
Come si può avvicinare il vino alle nuove generazioni?
«Il vino deve rinnovare la propria immagine per attrarre le nuove generazioni. Oggi i giovani tendono a preferire cocktail e superalcolici, percependo il vino come un prodotto per “vecchi”. E’ necessario, quindi, puntare su vini più freschi e fruttati, senza però rinunciare alla qualità. Comunicare in modo efficace il valore del vino, senza banalizzarlo, è essenziale per garantire un futuro sostenibile al settore. La missione è avvicinare nuovi consumatori senza perdere la tradizione che lo rende unico».