Padel, da alternativa al tennis a fenomeno italiano

Negli ultimi anni ha conosciuto un’esplosione di popolarità in Italia, diventando uno degli sport più praticati
Inventato in Messico nel '69, si è diffuso a macchia d'olio ed è stato inglobato dalla Federazione Italiana Tennis: il numero di tesserati è quadruplicato in 4 anni e oggi supera il milione

Negli ultimi anni il padel è diventato uno degli sport più praticati in Italia. Nato in Messico alla fine degli anni ’60, si è diffuso rapidamente in Spagna e Argentina prima di conquistare il nostro Paese. La sua crescita esponenziale è stata favorita dalla semplicità delle regole, dall’accessibilità e dalla spinta di personaggi famosi. Dopo la pandemia, il padel ha registrato un vero boom, con migliaia di nuovi campi e un numero sempre crescente di appassionati.

Le origini del padel – Il padel nasce nel 1969 ad Acapulco, quando l’imprenditore Enrique Corcuera, non avendo spazio sufficiente per costruire un campo da tennis nel proprio giardino, decise di adattare un’area chiusa da muri e con dimensioni ridotte. Il risultato fu un nuovo sport che univa elementi del tennis e dello squash, con regole specifiche che prevedevano il rimbalzo della palla sulle pareti. L’idea piacque subito e si diffuse rapidamente in Spagna e Argentina, dove il padel divenne presto uno degli sport più praticati. Sbarca in Italia negli anni ’90: la Federazione Italiana Gioco Padel (F.I.G.P.) fu organizzata nel febbraio del 1991, costituita da alcuni amatori con lo scopo di promuovere lo sport nel territorio italiano. Ma è negli ultimi dieci anni che ha vissuto un autentico boom per diversi fattori. Innanzitutto, si tratta di uno sport accessibile: le regole sono semplici, la tecnica richiesta è inferiore rispetto al tennis e il gioco in doppio lo rende più sociale e divertente. Inoltre, le dimensioni ridotte del campo permettono un minore dispendio fisico, rendendolo adatto a giocatori di tutte le età. Un altro elemento chiave è stato il sostegno dei grandi nomi dello sport e delle celebrità. Molti ex calciatori, tra cui Francesco Totti e Zlatan Ibrahimović, hanno contribuito a far conoscere questo sport al grande pubblico italiano, investendo in strutture e promuovendone la pratica.

Il boom post-pandemia – L’esplosione definitiva in Italia si è verificata dopo il 2020. La pandemia ha cambiato le abitudini sportive di molti italiani, spingendoli verso attività all’aperto e di facile accesso. Il padel, che può essere praticato in strutture coperte o scoperte e non richiede un elevato numero di partecipanti, ha risposto perfettamente a questa esigenza. Il risultato? Un incremento vertiginoso delle strutture: i campi in Italia sono passati da poche centinaia nel 2015 a oltre 6.000 nel 2023, con un numero di praticanti in costante aumento. Anche la Federazione Italiana Tennis ha riconosciuto il fenomeno e il 16 ottobre 2022 ha modificato il proprio nome in “Federazione Italiana Tennis e Padel” (FITP), includendo ufficialmente il padel tra le proprie discipline e promuovendo tornei nazionali e internazionali.

Il boom del padel in cifre – I numeri confermano il fenomeno: si è passati dagli oltre 5.500 tesserati nel 2019 ai quasi 26mila del 2024, con un incremento del 65% in quattro anni. Anche i circoli affiliati nella sola Umbria sono cresciuti notevolmente, passando da 56 nel 2019 a 91 nel 2024. A livello nazionale, il numero totale di tesserati FITP è aumentato dai quasi 326mila nel 2020 a 1.100.000 nel 2024, consolidando il padel tra le discipline più seguite in Italia. Oggi non è più una moda passeggera, ma una realtà consolidata. La costruzione di nuovi campi, la crescente professionalizzazione del settore e l’ingresso di sponsor e investitori testimoniano che il fenomeno è destinato a durare. Il padel ha saputo intercettare il bisogno di uno sport che fosse al tempo stesso dinamico, sociale e accessibile, conquistando un pubblico sempre più ampio e appassionato. Che si tratti di un’uscita tra amici o di una competizione amatoriale, il padel ha trovato il suo posto nel cuore degli italiani. E con questa crescita, chissà, potremmo presto vederlo affermarsi anche a livello internazionale con un movimento sempre più competitivo.

Autore

Riccardo Gazzoli

Trevigiano classe 2000, da sempre appassionato di giornalismo. Dopo gli studi classici mi sono laureato in Product & Visual Design presso l'Università IUAV di Venezia. Contemporaneamente ho alimentato la mia passione per le auto storiche, che ho raccontato su riviste specializzate e presentando diversi eventi. Ho studiato inoltre dizione e conduzione radiofonica, riunendo così la passione per il giornalismo, le auto storiche e la comunicazione scritta, verbale e multimediale.