Uno dei motivi principali per cui gli anziani faticano a comprendere i meme è che questi si basano su una cultura digitale in continua evoluzione. Per cogliere il senso di un meme, spesso è necessario conoscere il contesto in cui è nato, altri meme correlati o eventi che hanno avuto rilevanza in un determinato momento. Ad esempio, formati come “Woman Yelling at a Cat” o “Doge” possono sembrare immagini casuali a chi non ha familiarità con la loro origine e il loro utilizzo.

Stare al passo col linguaggio – Oltre alla frequente mancanza di familiarità con il contesto digitale (molti meme derivano da piattaforme come Reddit, Twitter e TikTok, che non rientrano nell’uso quotidiano dei meno giovani), c’è una costante evoluzione del linguaggio: quello utilizzato nei meme è spesso sintetico, ironico e talvolta surreale. Il gioco delle abbreviazioni, la grammatica spesso volutamente errata e le citazioni ricorrenti contribuiscono a rendere ancora più complessa la comprensione per chi non è abituato a questo tipo di comunicazione. Un meme può essere popolare oggi e obsoleto domani e il ritmo con cui ne nascono e scompaiono di nuovi rende difficile tenere il passo. In più, il meme spesso gioca con l’ironia e il nonsense, rendendo arduo per chi non è abituato cogliere il vero significato.

L’esperimento in strada – per approfondire il divario generazionale nella comprensione dei meme, abbiamo realizzato un esperimento testando alcune immagini virali con alcuni passanti in Corso Vannucci, a Perugia.
Il primo meme mostrava il calciatore Nicolò Barella con le mani “a cuoppo” durante la finale Italia-Spagna degli Europei 2020, accompagnato dalla frase: “Dimmi che sei italiano senza dirmi che sei italiano”.

Il secondo meme, risalente al periodo Covid, usava la scena iconica della miniserie horror “IT” del 1990, in cui il clown Pennywise (interpretato da Tim Curry) offre un palloncino al piccolo Georgie. La battuta era sostituita con “Vuoi un flacone di Amuchina?”.

Infine, il terzo meme era tra quelli condivisi dalla pagina ufficiale del governo ucraino all’inizio dell’invasione russa: un’immagine con i “Tipi di mal di testa” (emicrania, ipertensione, stress), che aggiungeva come ultima voce “vivere vicino alla Russia”. Questo è stato il più comprensibile: richiedeva solo una minima conoscenza geopolitica e nessun riferimento pop.

Il risultato? – Da ciò che abbiamo raccolto, ci viene suggerito che la comprensione aumenta se il meme non richiede riferimenti a film, format digitali o codici visivi specifici. I fraintendimenti sono all’ordine del giorno e un esempio comune è quello degli anziani che interpretano i meme in modo troppo letterale, senza coglierne l’ironia. Quando il messaggio è più diretto e legato all’attualità, anche gli anziani riescono a coglierne il senso.
Colmare il divario è possibile? – Spiegare i meme agli anziani è difficile, ma non impossibile: con l’aiuto dei più giovani, anche loro possono comprenderli e usarli. I cosiddetti “Boomer Meme” mostrano una diversa sensibilità umoristica, ma esistono esempi di anziani attivi nel mondo dei meme grazie ai social. Il divario generazionale dipende più dalla cultura che dall’età e può essere colmato con curiosità e condivisione. Alcuni meme, soprattutto quelli legati all’attualità, riescono a superare questa barriera, dimostrando che l’umorismo può unire le generazioni.