
Basta aprire uno dei principali social per essere investiti da meme sugli argomenti più disparati, ci sembra quasi naturale che facciano parte del linguaggio del web e che appaiano come funghi sui nostri social. Ci sono pagine nate proprio per crearli e diffonderli: Jacopo Castelletti, umbro, è un “mematore” di “Ministero dei meme”, oltre 3.500 followers. «Non sono altro che un linguaggio – spiega – con cui mi piace commentare eventi d’attualità o della cultura pop. Ovviamente non siamo artisti che devono trovare l’ispirazione, usiamo delle strutture che noi reinterpretiamo a modo nostro. Ad esempio la nostra pagina ha un tono ironicamente istituzionale perché abbiamo ripreso il format americano di fingere di essere organi governativi che si occupano di meme».

Format – Ma cos’è il format o template di un meme? Si tratta della sua struttura ricorsiva fondamentale, ovvero l’immagine o il concetto ricorrente, spuntato come un fungo in qualche meandro digitale (questo sì), che viene poi interpretato, smontato e parodizzato nei singoli meme. Qualche esempio: gira da anni sul web un collage di due foto del rapper Drake, una in cui è disgustato e una in cui è soddisfatto. Il template di questo meme consiste nel mettere accanto a Drake disgustato una cosa sgradita, e accanto a Drake soddisfatto una cosa simile alla prima, ma gradita.

Meme complessi – Ma ci sono format meno immediati e più concettuali: uno dei più famosi ultimamente è quello di modificare il volto del vicepresidente statunitense JD Vance fino a renderlo quasi irriconoscibile. Qui il format non è la foto del vice di Trump in sé, ma l’atto stesso di distorcerla nel modo più grottesco possibile, tanto che qualcuno su X scrive «ho completamente dimenticato il vero aspetto di JD Vance a questo punto». Mentre il template di Drake, pur essendo ripetuto e modificato in milioni di modi, è un mezzo per veicolare un messaggio, quello di Vance è un meme in sé, senza un significato ulteriore. In questo caso, i mematori di tutto il mondo hanno inondato il web di foto sempre più assurde e astratte fino a rendere inutile l’immagine originale del vicepresidente USA.
Meme a strati – Questo ci porta a un altro elemento che i mematori usano, ovvero i layer (lett. “strati”), i livelli di ironia. Un meme ha zero layer quando il suo unico significato è quello letterale, mentre ne ha molti quando contiene numerosi riferimenti necessari per capirne il significato. Torniamo ai nostri due esempi nelle foto che seguono.

Il meme di Drake a sinistra contiene un livello, ovvero l’abbinamento delle due foto del rapper a due concetti: scuola e giocare con gli amici. Il meme di Vance, a destra, contiene almeno cinque layer: fa riferimento all’incontro di Trump e Vance con Zelensky alla Casa Bianca, ormai celebre per lo scontro senza precedenti in mondovisione, ma rimanda anche al famoso romanzo La fabbrica del cioccolato, con il volto gonfio e color mirtillo del vicepresidente che ricorda quello di Violetta Beauregarde, un personaggio del libro. Più layer ci sono e più oscuro e di nicchia sarà il meme. Se ne ha pochi è invece più universalmente comprensibile.

Niente di nuovo – Format, mematori, layer: i meme, in realtà, non sono un fenomeno così nuovo e complesso. «Non sono altro che una versione aggiornata delle vignette umoristiche – sottolinea Castelletti – partono e commentano eventi d’attualità e di cultura, ma lo facevano anche le strisce di Garfield e dei Peanuts». Al di fuori del proprio contesto culturale, i meme sono incomprensibili al pari di ogni tipo di comicità. Una tragedia greca ci emoziona come se fosse stata scritta ieri, mentre una commedia di Aristofane al massimo ci strappa un sorriso, perché ha dei layer che solo chi conosce completamente la storia, la cultura e l’attualità dell’Atene del periodo può comprendere. La comicità è sempre relativa.
Società dei meme – I meme sono quindi un linguaggio adatto al contesto digitale, ma sono usati per commentare tutto ciò che è rilevante nella nostra società. Perché il web non è più, se lo è mai stato, un mondo parallelo, ma una parte della nostra realtà che è influenzata e influenza tutto il resto. Tutto può essere un meme e tutti possono essere dei mematori.