«L’avvicinamento alla street art è stato molto naturale, un’evoluzione dal mondo dei graffiti che io frequentavo in passato». Daniele Pulcinelli, è uno street artist umbro, con una storia simile a quelle di altri writer: dal semplice lettering, cioè lo scrivere il proprio nome, è passato alle opere figurative. Una trasformazione personale che però ben rappresenta l’evoluzione della street art e i diversi percorsi personali di chi crea opere per strada. Anche Paolo Legumi, che spesso si firma sotto lo pseudonimo di Azwo178, ha iniziato scrivendo il proprio nome in giro per le città: «Io vengo dal mondo del writing. Lì c’è una libertà di espressione totale. In questo contesto le parole d’ordine sono due: illegalità e velocità. Il writing nasceva come modo per dire: io esisto!».

Stazione di Passignano sul Trasimeno 2023
Identità e Denuncia – Se il writing era una forma di affermazione personale, la street art ha assunto anche una dimensione sociale e politica: alcuni artisti utilizzano le proprie opere per far riflettere su tematiche di attualità. I casi di murales a sfondo sociale non mancano in Umbria, dal graffito di Azwo178 sulla schiavitù negli Stati Uniti, a quello che raffigura Poseidone indignato a causa dell’inquinamento, firmato da Pulcinelli. Secondo lui l’obiettivo primario non è quello di sensibilizzare: «Sono le istituzioni – spiega – che hanno il compito di rendere consapevoli i cittadini. Ciò che è certo è che alcune opere sono un’istantanea grafica su parete di determinate situazioni sociali, politiche o di attualità, ma poi ognuno davanti all’opera vede ciò che vuole e sviluppa le proprie idee».

Marketing – Con la crescente popolarità della street art si è acceso il dibattito sulla sua commercializzazione. Se inizialmente era una forma di espressione spontanea e indipendente, oggi viene spesso inglobata da istituzioni e aziende, perdendo la sua essenza originale. «La street art oggi è un po’ abusata – riflette Legumi – quando la società ha notato la sua forza comunicativa, ha iniziato a utilizzarla anche per la pubblicità, persino sui treni, dove una volta i graffiti erano illegali, ma a quel punto non si può più parlare di vera street art». Legumi spiega che, lavorando su commissione, la visione dell’artista si riduce drasticamente: «Le opere più autentiche, per me, restano quelle fatte da giovane, con gli amici, in strada, senza pretese artistiche ma con una spontaneità genuina».

L’arte in bilico – La street art si trova oggi in una posizione ambivalente: nata come espressione libera e ribelle, si è evoluta fino a diventare uno strumento di comunicazione sempre più istituzionalizzato. Se da un lato continua a essere un potente mezzo di espressione sociale, dall’altro rischia di perdere la sua spontaneità a favore di logiche commerciali. La vera essenza della street art rimane, per molti, quella che nasce dal basso, senza filtri e senza compromessi.