Apparenza sì, ma anche gusto e tradizione: la via Umbra al food porn

Il cibo invade i social, l'influencer Cavallucci: « E' importante trovare un equilibrio tra estetica, gusto e qualità»
Cinzia Borgonovo, Slow food Umbria: «Molti lo fanno solo per visibilità, si rischia di esaltare solo l'apparenza, a scapito di sapore e sostenibilità»

Quando assaporiamo una pietanza lo facciamo innanzitutto con la vista e con l’olfatto e solo dopo con il gusto. Il più delle volte è proprio l’aspetto dei piatti che ci spinge al primo boccone. Lo sa bene lo chef Grant Achatz, che per una malattia aveva perso il gusto per qualche anno, ma nello stesso periodo aveva vinto la sua prima stella Michelin, dimostrando che la gastronomia va ben oltre il palato. Nell’era dei social media l’importanza dell’estetica dei piatti è ancora più pronunciata: possiamo mangiare con gli occhi le pietanze che vediamo dagli schermi dei nostri cellulari e poi, chissà, magari andare ad assaggiarli davvero. Le immagini del cibo hanno assunto un ruolo centrale con l’ascesa dei food blogger, sollevando interrogativi soprattutto in Italia, dove la cucina è patrimonio nazionale. 

L’apparenza prima di tutto – Il food porn si è trasformato in un efficace strumento di pubblicizzazione per i ristoranti e di guadagno economico per gli influencer. Slow food, però, mette in guardia dalle promesse di facili guadagni. «Molti parlano di gastronomia senza competenze, solo per ottenere visibilità. Sentiamo spesso di persone che pagano influencer senza vedere un ritorno concreto», sottolinea Cinzia Borgonovo, rappresentante di Slow food Perugia. L’associazione è particolarmente attenta alla qualità delle materie prime e alla loro provenienza, questioni che non sono certo al centro dell’attività dei food blogger. Borgonovo avverte: «Il food porn rischia di distorcere la percezione della cucina, esaltando solo l’apparenza a scapito di qualità e sostenibilità. Queste mode ignorano il valore della filiera corta, un aspetto fondamentale in una regione come la nostra». 

Una questione di equilibrio – Italy food porn Umbria è gestita da Nicola Cavallucci, un ventisettenne che va controcorrente rispetto alla maggior parte delle altre pagine social dedicate alla ristorazione. Per lui l’espressione food porn è un concetto relativo: «Se fossi adolescente penserei alla colata di cheddar, ora credo che questo concetto vada oltre le immagini accattivanti. È importante trovare un equilibrio tra estetica, gusto e qualità». Italy Food Porn Umbria funziona come tutte le pagine di questo tipo: creano video in cui recensiscono i ristoranti e poi li pubblicano sul loro profilo, tutto questo dietro compenso da parte dei proprietari dei locali. Nicola è molto attento al rapporto tra guadagno e credibilità. Spiega, infatti, che se le persone rimangono deluse dai ristoranti che lui promuove, o percepiscono che si punta solo al profitto, smetteranno di seguire la pagina. «Meglio rinunciare a un ricavo piuttosto che perdere credibilità». Se un ristorante non offre un’esperienza tale da poter pubblicare un contenuto i ristoratori vengono rimborsati.

L’attenzione al territorio – Secondo Cavallucci il food porn in Italia dovrebbe mettere al centro il territorio e la cultura culinaria locale, proprio come sta cercando di fare con la pagina che gestisce. In Umbria, però, c’è ancora scetticismo: «Qui conta molto il contatto diretto per creare fiducia – racconta – cerco di andare a parlare direttamente con le persone. Anche perché ho l’impressione che nella regione ci sia più diffidenza verso questo tipo di pubblicità». Allo stesso tempo il coinvolgimento dei follower è essenziale: «Voglio una community attiva, seguo spesso i consigli di chi segue la pagina, specialmente se abitano nella zona». 

Sprechi e sostenibilità – La necessità di provare i piatti proposti dai ristoranti porta spesso a non riuscire a mangiare tutto e lo spreco di cibo è molto frequente. Anche in questo caso Nicola ci rassicura, spiegando che la loro politica aziendale gli impone di non buttare via nulla. «Se dovessimo mangiarci tutto diventeremmo come Shrek, ma non sprechiamo nulla e spesso mi porto a casa gli avanzi». I problemi sono tanti, ma un approccio italiano che metta al centro la qualità e la tradizione sembra essere possibile. Il food porn è una risorsa o rischia di oscurare la vera essenza della cucina? Il dibattito continua…

Autore

Elena Aquilanti

Sono nata e cresciuta a Roma, dove mi sono laureata in Governo e Amministrazione. Da sempre appassionata di politica, ho approfondito durante il mio percorso accademico le dinamiche istituzionali del nostro Paese. La mia altra grande passione è la cucina, che considero un aspetto fondamentale della società, perché legato alle dinamiche politiche ed economiche.