Sette giorni su sette, dieci ore al giorno: quanto è dura la vita da rider

Ritmi insostenibili e un guadagno che varia dai 2 ai 4 euro lordi l'ora, ben sotto la media nazionale: i lavoratori del food delivery chiedono «maggiori diritti»
Lavorano anche in condizioni meteo estreme, con pioggia e caldo asfissiante. Marconi, Nidil Cgil Perugia: «Chiediamo per loro le tutele del lavoro subordinato»

Ritmi insostenibili, paghe da fame e scarse tutele. Le condizioni di lavoro di un rider nel settore del food delivery sono sempre più precarie. «Stiamo attuando un percorso di assemblee e confronto in tutte le città d’Italia» dice Andrea Marconi di Nidil Cgil Perugia, la categoria sindacale che rappresenta e tutela i lavoratori atipici come somministrati, collaboratori, autonomi e disoccupati. «Ascolteremo – continua Marconi – le esigenze di tutti coloro che operano nel settore per costruire una rete e migliorare le condizioni attuali».

Andrea Marconi di Nidil Cgil

RITMI ESTENUANTI – Sette giorni su sette, dieci ore al giorno. I rider devono fare i conti con turni massacranti e una retribuzione spesso non adeguata all’orario effettivo. L’inchiesta “La condizione di lavoro dei rider nel food delivery”, lanciata a giugno 2024 da Nidil Cgil, stima che in Italia il 40 per cento dei rider è disponibile tra le 7 e le 10 ore al giorno e il 61 per cento effettua più di otto consegne, percorrendo in media oltre 20 chilometri a turno.

TUTELE CERCASI – I contratti, inoltre, non garantiscono le tutele fondamentali. Il 56,81 per cento dei rider svolge l’attività a partita Iva, il 34 per cento opera con collaborazioni occasionali e solo una piccola parte con rapporti di lavoro subordinato. Con un guadagno che varia dai 2 ai 4 euro lordi a consegna, lo stipendio di un rider si attesta intorno agli 850 euro netti al mese, cifra inferiore alla media salariale nazionale. «Da diverso tempo – spiega Marconi – ci interroghiamo riguardo il lavoro autonomo e ci chiediamo se è possibile avere un compenso equo anche per una partita Iva. Le tariffe dei rider cambiano da applicazione ad applicazione e trovare una linea comune non è semplice».

GLI STRAORDINARI – Vanno considerati anche i tempi di attesa, straordinari che dovrebbero essere pagati. «Se sto già in strada e sono pronto a consegnare, io sto già lavorando e pertanto devo essere retribuito» spiega il rappresentante di Perugia di Nidil Cgil. «La nostra proposta – continua Marconi – è il minimo tabellare del contratto collettivo nazionale comparato maggiorato di 20-25%». Sono numerosi i costi che devono sostenere i lavoratori del food delivery e che dovrebbero essere considerati nel compenso finale tra cui la manutenzione del mezzo, la benzina e la gestione fiscale della partita Iva.

Un rider a lavoro sotto la pioggia

INCOGNITA METEO – Un rider lavora anche sotto la pioggia battente e con il caldo asfissiante: le condizioni meteo contano molto per chi fa questo lavoro. «Nel contratto – dice Andrea Marconi – è prevista la maggiorazione per le forti piogge ma non in misura soddisfacente e non è sempre attuabile perché dipende dalle varie applicazioni. Il blocco dell’attività (in base al meteo, ndr) viene stabilito dall’azienda e non tutte prendono le stesse decisioni». Problema analogo riguarda l’estate. «Quando le temperature superano i 35 gradi – continua il rappresentante di Nidil Cgil – alcune categorie di lavoratori hanno il blocco dell’attività. Io ho molti rider che, nonostante il grande caldo, sono costretti a scendere in strada. Chiederemo al comune di Perugia di aiutarci e attivarsi, anche presso la Regione, per adottare future ordinanze come succede già per alcune categorie».

DIRETTIVA UE – Un notevole passo avanti si è raggiunto in Europa. Con l’attuazione della direttiva UE 2024/2831, si punta a tutelare e migliorare le condizioni di chi lavora per e con le piattaforme digitali, delivery e non solo. Verrà, inoltre, reso più trasparente l’uso di algoritmi nella gestione delle risorse umane, garantendo che i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato. «Auspichiamo che la direttiva europea venga recepita e messa in pratica anche in Italia – dice Marconi – ma è importante estendere le tutele del lavoro subordinato anche ai rider. Se proprio non si vuole renderli subordinati, quantomeno bisogna conferirgli i diritti minimi dei lavoratori dipendenti del settore».

Autore

Agnese Paparelli

Sono nata e vivo ad Assisi. Mi sono laureata in Lettere Moderne e Comunicazione d'impresa presso l'Università degli Studi di Perugia. Giornalista pubblicista dal 2023, mi piace informarmi e informare su politica, sport e cultura. Sono appassionata e ho lavorato nel mondo della comunicazione digitale.