Comprare una pizza con i bitcoin: il possibile futuro delle criptovalute

Frizzoni, CEO di Cryptosmart: «Tra dieci anni sarà normale acquistare e vendere con moneta digitale»
Lorusso, ricercatore di politica economica a Perugia: «Presto per dirlo, dipenderà anche dalle leggi dei singoli Stati»

Fare la spesa pagando con i Bitcoin, acquistare il biglietto del cinema in Ether, comprare una pizza in StableCoin. Il futuro potrebbe essere fatto di criptovalute: monete digitali non collegate a nessuna banca centrale e in mano ai privati. Sono utilizzate principalmente come forma di investimento e il loro valore negli anni sta raggiungendo cifre incredibili (ad oggi un bitcoin vale più di 80mila euro), tanto che sempre più persone scelgono di puntarci, a patto di assumersi i rischi di un asset altamente speculativo. Ma se ho in tasca delle criptovalute, posso usarle per degli acquisti? In fondo, se sono monete, a questo dovrebbero servire. Alessandro Frizzoni, fondatore e ceo di Cryptosmart, azienda umbra leader italiana nel settore dello scambio di criptovalute, spiega che ora posso farci poco, ma «tra dieci anni, quando tutti possiederanno cripto, allora sarà normale acquistare e vendere con queste monete».

Le tre proprietà delle monete – Marco Lorusso, ricercatore di politica economica all’Università degli Studi di Perugia, è più cauto: «Difficile dire cosa ci riserva il futuro». Secondo Lorusso infatti, per considerare le criptovalute delle vere e proprie monete, è necessario che queste rispettino le loro tre proprietà principali: essere un mezzo di scambio, una riserva di valore e un’unità di conto. Ad oggi, spiega Lorusso, «sono sicuramente una riserva di valore, infatti le monete digitali vengono utilizzate innanzitutto come investimento. Rimane il problema delle altre due proprietà. Alcune aziende come Tesla hanno iniziato ad accettare i pagamenti in bitcoin». La criptovaluta, dunque, come mezzo di scambio. «Ma è ancora una pratica poco diffusa. Infine – precisa – per essere un’unità di conto, serve che le persone ragionino sul prezzo dei beni con quella moneta. È come se comparando il costo di una tv con quello di un paio di scarpe ragionassimo in bitcoin. Non siamo ancora a questo punto».

Il futuro delle monete digitali – Anche se non paghiamo ancora i beni in criptovalute, Frizzoni è sicuro che nel prossimo futuro ciò sarà all’ordine del giorno: «È un cambiamento che avverrà anche grazie all’intelligenza artificiale. Stanno nascendo degli agenti (dei software, ndr) che opereranno da soli, che avranno bisogno si compiere transazioni, e lo faranno con le criptovalute». Per questo motivo con la sua azienda ha scelto di sviluppare due metodi che permettono di pagare con le monete digitali. Il primo, CSpay, permette alle aziende di inviare e ricevere pagamenti in criptovalute senza intermediari. Il secondo invece permette di acquistare con i Bitcoin giftcard dei maggiori marchi online. Un sistema, tuttavia, confessa Frizzoni «poco utilizzato», ma comunque utile: «Ci serviva per far vedere quale può essere un possibile futuro delle criptovalute».

Il ruolo dei governi – Un futuro che, però, sarà condizionato dalla legislazione dei vari paesi, sottolinea Lorusso: «Alcuni stati in via di sviluppo hanno deciso addirittura di far diventare il bitcoin moneta a corso legale (in El Salvador per alcuni anni, ma a oggi non più, ndr), mentre le economie più forti tendenzialmente stanno cercando di contrastare il fenomeno. Anche in Italia, nell’ultima finanziaria, la tassazione sugli investimenti in criptovalute è aumentata».

Insomma, è ancora presto per dire se un giorno, andando a mangiare una pizza fuori con gli amici, sceglieremo di pagarla con 0,000097 bitcoin, oppure, se questa particolare invenzione, rimarrà scollegata dalla realtà di tutti i giorni.

Autore

Gabriele Rossi

Nato a Viterbo nel giugno del 1999. Dopo aver conseguito il diploma al liceo scientifico mi sono trasferito a Milano dove, all’Università degli Studi, ho conseguito la laurea in Scienze politiche e studi internazionali, con una tesi storica sui movimenti politici e sociali. Ed è proprio la passione che ho sempre avuto per la politica che mi ha fatto avvicinare al mondo giornalistico.