I cimiteri per animali, quando l’amore supera il tempo: «Finalmente ho un posto dove portare i fiori»

Nel 40% delle famiglie italiane c'è almeno un animale, l’esperta Maria Chiara Catalani: «Li percepiamo come parte della famiglia: quando muoiono è come perdere una persona cara»
Lo scorso dicembre il comune di Terni ha inaugurato il più recente cimitero per animali d’Italia. Il direttore: «La comunità lo chiedeva da anni»

“Gli animali non sono nostri fratelli, non sono nostri sottoposti; sono altre nazioni, catturati insieme a noi nella rete della vita e del tempo, prigionieri con noi dello splendore e del travaglio sulla Terra”. Così scriveva lo scrittore statunitense Henry Beston nel 1928, e la sua riflessione è più attuale che mai. «Piacere. Lui è Aaron, è un bovaro del bernese. E come tutti i bovari è coccolone al massimo». Si presenta così Paola Tintori, dirigente Enpa e responsabile dei canili comprensoriali di Perugia, quando la incontro all’ingresso del canile dell’Enpa di Collestrada, vicino Perugia, sede del primo cimitero per animali d’affezione dell’Umbria. È il Parco del riposo, inaugurato nel 2018. Paola mi precede nella stanza per le riunioni, e come io sgrullo il mio ombrello prima di entrare, Aaron si scrolla di dosso la pioggia. Poi ci sediamo, io su una poltrona profonda, lei sul divano di fronte a me, e Aaron con il muso sulle sue gambe.

Paola Tintori e il suo cane Aaron

Come nasce il Parco del Riposo – «Io lo volevo da molto tempo: ci ho messo 24 anni per ottenere i permessi. Poi ci è voluto un po’ per convincere tutti che questo cimitero fosse un segno di civiltà: sono stata ostacolata addirittura da associazioni animaliste, che pensavano fosse meglio occuparsi degli animali vivi, anziché morti». Rivolge uno sguardo ad Aaron, acciambellato di fronte a noi. «Ma per le persone che vedono gli animali come parte della famiglia, questo luogo significa davvero molto». Uscendo dal canile, sulla sinistra, un sentiero circondato da gelsi e aceri conduce a un largo prato, dove tante rocce bianche delimitano l’area destinata a ciascun animale. Il latrato dei cani viene presto sostituito da un silenzio pesante: l’unico suono è dato dai passi dei visitatori sulla ghiaia. Nel Parco del Riposo, ormai già pieno, gli animali riposano insieme ai loro giocattoli preferiti, mentre in superficie una fotografia o un messaggio ne ricordano il valore e la traccia che hanno lasciato nella vita delle persone.

Mai così tanti – Oggi cani e gatti, e gli altri animali domestici, non sono mai stati così tanti. Secondo le stime di Assalco-Zoomark, nel 2023 in Italia si contavano 65 milioni di animali da compagnia. In altre parole, ci sono più cani, gatti, pesciolini, conigli, uccellini e criceti che italiani. Una tendenza in crescita esponenziale durante la pandemia, quando si sono registrate 5 milioni di adozioni di animali domestici in più. Almeno uno nel 40% delle famiglie italiane, secondo Eurostat. Una sorta di “altra nazione”, per citare ancora Beston, che si aggiunge a quella umana e anzi si fonde con essa in un legame indissolubile.

Il dolore dell’uomo- Più un legame è solido, più sonoramente si spezza. Le persone che perdono il loro animale domestico provano un vero e proprio lutto: «È una cosa che fino a qualche anno fa rappresentava un tabù – dichiara Maria Chiara Catalani, veterinaria ed esperta in comportamento animale – piangere per la morte di un animale era quasi scandaloso. La gente temeva il giudizio della società, come se servisse un’autorizzazione a soffrire». Per anni, esternare il dolore per la perdita del proprio animale domestico è stato una fonte di imbarazzo, di vergogna, e rendeva molto più difficile superare il lutto. Oggi, non è più così: sparsi in tutta Italia sono sorti dei cimiteri per animali, pubblici e privati. «Il rito funebre, come la sepoltura o la cremazione, è importante – spiega Catalani – perché chiude un cerchio, e ci permette di superare la fase del distacco: così da realizzare che l’animale non c’è più nella forma fisica, ma rimarrà nei nostri ricordi».

Il dolore dell’animale – Secondo una ricerca delle Università di Padova e di Milano pubblicata nel 2022, quando vi è più di un animale nella stessa famiglia, gli umani non sono gli unici a soffrire. Numerosi altri studi, racconta Catalani, «testimoniano che anche gli animali vivono un vero e proprio lutto, per la morte del proprietario». Un sentimento fondato non sul bisogno materiale che qualcuno li nutra o se ne prenda cura, ma sullo smarrimento e sulla paura legati al distacco. La loro sofferenza si manifesta con gli stessi sintomi che si possono riscontrare negli umani: mangiano poco, continuano a cercare il compagno che hanno perso e giocano meno volentieri.

“Piangere per la morte di un animale era quasi scandaloso. La gente temeva il giudizio della società, come se servisse un’autorizzazione a soffrire”

Maria Chiara Catalani

Parte della famiglia – Compagni di vita, aiutanti nel lavoro o assistenti che ci affiancano per le problematiche più disparate, come i cani di supporto per i non vedenti o quelli in grado di riconoscere una crisi glicemica nei diabetici. «Indubbiamente gli animali fanno parte della vita delle persone, che li vedono come parte della famiglia – spiega Catalani – il cane e il gatto si prestano molto al ruolo di ‘figli’, perché per tutta la vita hanno bisogno delle nostre cure. Ma non è giusto nei loro confronti affibbiargli un ruolo che non gli appartiene».

Il valore della diversità – Animali e umani, in un certo senso, si fanno bene a vicenda. «Per un bambino – racconta Catalani – vuol dire avere una fonte inesauribile di sollecitazioni per sviluppare la fantasia e le capacità empatiche. Sentire il valore della diversità, specialmente se così esplicita come quella dell’animale, ci rende più accoglienti verso le altre forme di pluralismo, di cui siamo circondati». Anche per gli anziani la compagnia di un animale domestico comporta una lunga serie di benefici, e aiuta a combattere la solitudine. Quando si porta a spasso un cane, ad esempio, capita sempre di incontrarsi con altri caregiver, e scambiare quattro chiacchiere: così, anche una passeggiata diventa un modo per socializzare.

“…quando gli altri riconoscono certi individui e dipendono da loro, e quando una morte comporta una differenza per chi sopravvive […] significa che abbiamo oltrepassato un confine sfumato nella storia della vita sulla Terra: un oggetto, un “esso”, è diventato un “chi””. 

Carl Safina, “Al di là delle parole”, 2018

40mila anni di convivenza – Dal canto loro, anche gli animali si percepiscono come integrati nel gruppo familiare. È il risultato di un addomesticamento iniziato 40mila anni fa, quando i lupi hanno iniziato ad avvicinarsi agli umani per ricevere del cibo. Oggi, i ricercatori dell’Università svedese di Linköping sostengono che siamo giunti a una “terza ondata di domesticazione”: nei cani, in particolare, l’interazione con l’uomo e l’adattamento al suo moderno stile di vita avrebbero aumentato i livelli di ossitocina, l’ormone che favorisce le interazioni sociali, l’affetto e la fiducia. La seconda ondata di domesticazione si sarebbe avuta nel periodo della rivoluzione agricola e poi industriale.

La nascita dei cimiteri per animali – Ed è proprio nel 1881, nel pieno della seconda rivoluzione industriale, che nacque il primo cimitero per animali al mondo. È a Londra, a Hyde Park, dove fu seppellita una cagnolina maltese di nome Cherry. In Italia, il primo cimitero per animali fu la “Casa Rosa” a Roma, in cui nel 1923 Benito Mussolini fece seppellire la gallina con cui giocavano i suoi figli. Il record di cimitero più grande d’Europa lo detiene “Il Fido Custode” a Milano, che può ospitare fino a 30 mila animali, mentre il più recente è sorto a Terni: la sua creazione nel dicembre 2024, come spiega il direttore del cimitero Matteo Piccioni, ha fatto seguito ai numerosi appelli da parte della comunità cittadina, che da anni chiedeva al comune di destinare uno spazio alla sepoltura degli animali d’affezione. «Finora abbiamo sepolto una gattina – racconta il direttore – e sono stato accanto ai padroni durante tutto il processo. Li ho visti soffrire molto, e il funerale è stato molto partecipato. Alla fine la padrona mi ha detto: “Finalmente c’è la possibilità di dare agli animali una sepoltura degna di loro. Non una piccola fossa o un giardino, ma un posto dove le persone possono portare dei fiori”».

Autore

Francesca Belperio

Romana, classe '01. Laureata in Giurisprudenza alla LUMSA, ho scritto per il suo magazine Aìko. Nel 2022 ho trascorso due mesi negli Stati Uniti per frequentare la School of The New York Times. E adesso faccio tappa a Perugia, prima di approdare sulla prossima testata.